LE CHIESE DI VERONA
E’ possibile visitare una o più chiese a scelta da concordare.
Duomo (Cattedrale di S.Maria Matricolare)
Visita al complesso vescovile e agli straordinari esempi archeologici situati nel sottosuolo del duomo a poca distanza da esso. Si osservano quindi chiese romaniche e i resti di primitive chiese paleocristiane, che testimoniano la permanenza in questo luogo dall’avvento del cristianesimo ad oggi, sede del vescovo della città.
Nell’area dove attualmente sorge la costruzione romanica del duomo, precedentemente vi furono realizzate due basiliche paleocristiane (IV e V sec.) di cui oggi si conservano i resti visibili dei pavimenti a mosaico; la chiesa più antica, molto suggestiva poiché fu fatta costruire dal patrono di Verona, San Zeno, nella seconda metà del IV secolo. Della chiesa del V secolo si conservano ampi tratti del pavimento musivo, accostabile per caratteristiche e affinità stilistiche a quelli di Aquileia e di Grado.
Il duomo attuale mostra all’esterno un aspetto romanico ed è stato realizzato da maestranze e lapicidi veronesi tra cui si nomina la bottega del celebre Nicolò, che scolpisce sapientemente i bassorilievi, le sculture del protiro e del portale principale. L’interno, recentemente restaurato, è stato rinnovato nel XV e XVI sec; tra le numerose opere d’arte che si conservano spicca entro elegante cornice marmorea disegnata da Sansovino l’Assunta, pala della maturità del grande Tiziano.
Tra le altre opere degne di nota: la lastra tombale del papa Lucio III (1186), la cappella con le reliquie di S.Agata (XIV sec.), un dipinto di Liberale da Verona (XV sec.) e di Cignaroli (XVIII sec.).
Appartengono al complesso episcopale anche le chiese romaniche di S. Elena (IX sec.) e di S. Giovanni in Fonte (XII sec.), l’antico battistero che conserva una pregevole e rara vasca battesimale con bassorilievi a carattere religioso riguardanti temi delle vicende d’infanzia e della giovinezza di Gesù (XII sec.).
San Zeno Maggiore
Di antiche origini, è tra gli esempi più splendidi di romanico padano. Costruita nel 1138 ed innalzata tra la fine del XII e gli inizi del XIII sec., attigua ad un importante monastero benedettino (IX sec), presenta la facciata a cuspide con salienti adorna da romanici bassorilievi del grande maestro Nicolò e della sua bottega; il rosone o ruota della fortuna è dello scultore Brioloto (XII-XIII sec.).All’interno vi sono numerosi affreschi databili tra XIII e XIV secolo; l’amplissima cripta conserva le spoglie di Zeno, VIII vescovo di Verona e santo patrono della città, vissuto nel IV secolo. Inoltre, vi sono due celebri capolavori: la pala d’altare maggiore dipinta dal giovane Andrea Mantegna (XV sec.), massimo esempio di pittura del primo rinascimento veronese ed i portali bronzei (XI-XIII sec.) con scene tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, notevoli per la loro forte espressività. Suggestivo, inoltre, l’attiguo, splendido chiostro romanico-gotico, sul quale si affacciano i resti dell’antico monastero.
Si ricorda che il CTG propone, in esclusiva, la visita all’adiacente palazzo abbaziale con ingresso alla torre che conserva l’esteso affresco romanico, di genere profano, raro e unico nel panorama pittorico di quell’epoca. In esso si distinguono tre fasce: quella superiore a girali abitati da mascheroni. Al centro, la più importante, con una scena di un corteo di popoli rivolti ad un sovrano, che secondo gli storici dell’arte più affermati tratta di un ciclo pittorico di notevole qualità, connesso alle stanze in cui abitualmente risiedeva l’imperatore Federico II di Svevia nei suoi passaggi a Verona; hanno, inoltre, ravvisato, nelle fattezze del sovrano seduto, un criptoritratto dello stesso imperatore. Il registro inferiore è arricchito da scene di caccia. Sulla parete a lato restano tracce di una ruota della Fortuna e di un’aquila imperiale..
San Fermo Maggiore
Si compone di due chiese sovrapposte, che costituiscono, con i loro chiostri medievali, uno tra i più singolari complessi religiosi di Verona. La chiesa inferiore, fatta costruire dai benedettini nel 1065, è il più antico esempio di architettura romanica veronese; conserva numerosi affreschi romanici e le reliquie dei santi Fermo e Rustico, nonché la pietra del loro martirio. Dal pavimento della chiesa inferiore sono visibili alcune tracce del luogo di culto paleocristiano (IV-V sec.) esistente in precedenza nell’area. La chiesa superiore, ricostruita dai francescani in stile gotico (XIV sec.), con il soffitto ligneo a carena dipinto, è decorata da importanti affreschi di scuola giottesca, tra cui quelli conservati nella cappella di S. Antonio, che solo di recente sono stati portati alla luce. Il gioiello è il mausoleo Brenzoni, con l’Annunciazione, splendida ed elegante opera dipinta da Pisanello (1426 ca.) tra i maggiori interpreti del gotico internazionale.
Ad arricchire gli altari interni alla chiesa superiore opere di: Alessandro Turchi, Domenico Brusasorzi, Antonio Da Mestre, Martino da Verona, ecc.
Santa Anastasia
Edificio gotico interamente in mattone cotto, fondato dai Domenicani sul finire del sec. XIV, con notevoli sostenti ad opera degli Scaligeri, ma mai completato in facciata nonostante i lavori del cantiere proseguirono nel secolo successivo. Fu inizialmente dedicata a San Pietro Martire, appartenente all’ordine domenicano, vissuto nel XIII sec. e patrono della città insieme a San Zeno. Oltre alle numerose pitture e sculture trecentesche conservate all’interno della chiesa, si ricordano, per particolare qualità, l’affresco di Altichiero da Zevio nella cappella Cavalli e quello celeberrimo di Pisanello situato nel sovrarco della cappella Pellegrini, raffigurante San Giorgio e la principessa, uno dei maggiori capolavori della stagione del Gotico Internazionale (1433), distinto per i tratti preziosi, raffinati ed eleganti.
Notevoli altre opere di Liberale da Verona, Francesco Caroto, Girolamo Dai Libri, Nicolò Giolfino, Michele Giambono, Nanni di Bartolo, nonché le preziose “terrecotte” di Michele da Firenze, ecc. Da rimarcare, inoltre, perché legate ad una tradizione locale, le statue dei due gobbi acquasantiera poste all’ingresso.
San Lorenzo
Di antiche origini, forse di età paleocristiana, conserva oggi l’aspetto romanico sia all’esterno che all’interno (XII sec.).Suggestiva nella semplicità delle sue linee con il caratteristico paramento murario a fasce rosse di mattone cotto e gialle di tufo, la chiesa si distingue per la presenza di alcuni elementi architettonici rari nel panorama veronese: le due torri scalari che delimitano la facciata e i matronei custoditi al suo interno. Ad impreziosire l’interno della chiesa resti di affreschi del XIII-XIV secolo, la pala di Domenico Brusasorzi (XVI sec.) ed alcuni monumenti rinascimentali.
San Bernardino
Realizzata dai francescani a partire dalla metà del XV sec., mostra nell’architettura i segni del passaggio dallo stile tardo gotico a quello rinascimentale. Al suo interno notevole la cappella Pellegrini, opera di Michele Sammicheli, lodata da Giorgio Vasari, è considerata un capolavoro architettonico del pieno Rinascimento (inizi XVI sec.) per il recupero del linguaggio antico greco-romano attraverso la purezza delle linee e l’armonia delle sue proporzioni. Le cappelle interne sono decorate da alcuni dipinti ed affreschi dei principali maestri del primo cinquecento veronese: Nicolò Giolfino, Francesco e Domenico Morone, Francesco Bonsignori, Francesco Benaglio, Paolo Morando.
All’interno del complesso monastico di S. Bernardino si possono visitare i chiostri e l’antica biblioteca del convento (“sala Morone”), interamente affrescata con santi e personaggi dell’ordine francescano entro un’architettura illusionistica (1503).
Santa Maria in Organo
Antichissima abbazia benedettina, sorta probabilmente nel sec.VIII, ricostruita nel XIII sec., fu rimodernata nelle attuali forme nel 1481 dagli Olivetani.
La facciata, riorganizzata da Michele Sanmicheli, rimasta incompiuta, presenta, nelle tre arcate in marmo bianco dell’ordine inferiore, somiglianze stilistiche vicine al rinascimentale Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti a Rimini . Nella parte superiore restano tracce della precedente facciata romanica.
All’interno si conservano numerosi dipinti di artisti di fama nazionale come Guercino, Mocetto, Savoldo, Luca Giordano ed affreschi e tele di artisti locali del calibro di Domenico Morone, Giolfino, Brusasorzi, Turchi.
Il gioiello della chiesa è rappresentato dalle tarsie lignee (XV sec) degli armadi della sagrestia, del coro, del leggio, del candelabro intagliato del cero pasquale, tutte opere, considerate tra i migliori esempi di intarsio e intaglio del legno in Italia, di fra’ Giovanni da Verona, celebre maestro lodato da Vasari che collaborò a Roma con il grande Raffaello.
San Giovanni in Valle
Antica pieve sulla collina realizzata in stile romanico (XII sec.) e di recente restaurata, mostra resti del chiostro, del campanile e della collegiata. Nella cripta sono custoditi due bellissimi sarcofagi romani, recanti l’uno i ritratti dei defunti, l’altro scene bibliche. Il fregio esterno, scolpito con tralci vegetali e animali, è opera di maestranze locali frequentemente attive nel territorio.
Santo Stefano
La chiesa di Santo Stefano, situata sulla riva sinistra d’Adige, tra le più straordinarie chiese di Verona per la sua complessità costruttiva, risale ad antiche origini paleocristiane; l’edificio dopo varie modifiche viene in parte ricostruito in stile romanico dopo il disastroso terremoto del 1117.
La facciata, caratteristica di quell’epoca, mostra una muratura policroma a corsi di tufo e cotto con protiro pensile. Tra le diverse opere custodite al suo interno preziosa L’Incoronazione di Maria e l’Annunciazione, affresco di Martino da Verona (XV sec.) nonché la cupola interamente affrescata con scene raffiguranti Cristo tra gli angeli, eseguite da Domenico Brusasorzi (XVI sec.).
Spicca a destra dell’ingresso la cappella degli Innocenti, ricca e preziosa costruzione barocca (XVIIsec.) all’interno della quale si conservano le pale di Marcantonio Bassetti, Pasquale Ottino e Alessandro Turchi, massimi interpreti del primo seicento a Verona.
San Procolo
Sorta a fianco dell’abbazia di San Zeno, la chiesa di San Procolo, recentemente oggetto di ricognizioni, studi e restauri, si caratterizza per le antiche origini paleocristiane (V sec.) e per le successive testimonianze che dall’età altomedievale, alla ricostruzione romanica, giungono sino al XX sec.
Al suo interno suggestivi e importanti tombe nei resti archeologici di una vasta necropoli romana, medievale e di età successiva, su cui la chiesa fu originariamente eretta; è possibile ammirare tali reperti in quanto resi evidenti grazie alla sopraelevazione del piano plebano di epoca romanica dopo i restauri novecenteschi. All’ingresso quattrocenteschi trittici marmorei con le reliquie di quattro vescovi di Verona (Euprepio, Cricino, Procolo e Agapio); l’interno ad unica navata è impreziosito dalle tele dei veronesi: Antonio Badile (XVI sec.), Giambettino Cignaroli e Giorgio Anselmi (XVIII sec.).
Nella caratteristica cripta si distinguono brani di affreschi riferiti a vari santi e figure religiose, opere del XIII e XIV secolo, che un tempo decoravano per intero le murature.
Santi Apostoli – Sacello si Sante Teuteria e Tosca.
La chiesa dei Santi Apostoli, consacrata nel 1194, vanta origini precedenti riferibili al sec.VIII.
La facciata a capanna, è arricchita dal tipico paramento murario del romanico veronese a corsi di tufo e cotto. L’interno, modificato durante i secoli successivi, dal 1500 si presenta ad unica navata .
Di notevole importanza le opere di Simone Brentana, Felice Brusasorzi, Alessandro Turchi, pittori della scuola veronese dei sec. XVI e XVII.
Scendendo si accede alla chiesa di Santa Teuteria e Tosca (V-VI sec), affascinante martyrium (sacello) con pianta a croce greca, che presenta notevoli affinità stilistiche con il celebre mausoleo di Galla Placidia a Ravenna. Divenuta poi “cappella palatina” dei Bevilacqua, la prestigiosa famiglia che, presente a Verona già dal ‘300, commissionò nel XVI sec. all’architetto Michele Sanmicheli il proprio palazzo, situato in corso Cavour nell’area attigua alla chiesetta stessa; al suo interno, infatti, vi sono custodite le tombe di Francesco, Gianfrancesco, Antonio e Gregorio Bevilacqua, opere della fine del XIV e del XVI secolo.
Santa Maria della Scala
Chiesa gotica eretta grazie ai sostenti economici elargiti dalla famiglia della Scala (da cui il nome) e donata nel 1324 all’Ordine dei Servi di Maria.
La facciata molto semplice, costruita in cotto, è decorata dal rosone fiancheggiato da due finestre trilobate e dal bel portale rinascimentale.
Al suo interno, a destra dell’abside centrale, spicca nella cappella Guantieri il ciclo affrescato con scene tratte dalla vita di San Girolamo, opera eseguita nel 1443-44 da Giovanni Badile, illustre esponente del gotico internazionale veronese.
San Giorgio in Braida
Le origini della chiesa risalgono alla seconda metà del sec. XI ma l’attuale edificio fu costruito nel 1477 ad opera dei monaci veneziani della congregazione di San Giorgio in Alga.
Si deve a Michele Sanmicheli, architetto in vista del pieno cinquecento, il progetto dell’impianto interno alla chiesa con l’impostazione della slanciata cupola.
L’interno, quasi una ricca pinacoteca di età rinascimentale-manierista, è impreziosito dal Martirio di San Giorgio (XVI sec.), capolavoro del grande Paolo Veronese; in controfacciata notevole Il battesimo di Cristo, (XVI sec.) opera del maestro veneziano Tintoretto. Tra gli altri importanti autori di scuola bresciana del ‘500: Moretto (Alessandro Bonvicini) e Girolamo Romanino affiancati da artisti locali della stessa epoca come Francesco Caroto, Girolamo Dai Libri, Bernardino India, Felice Brusasorzi, Paolo Farinati.
San Nazaro e Celso
La prima chiesa dedicata ai Santi Nazaro e Celso, una piccola grotta scavata nel tufo dell’adiacente Monte Costiglione, risale con molta probabilità al IV sec. ma secondo nuove indagini all’VIII sec.
Successivamente essa venne interamente ricostruita dai Benedettini neri nel 1031 quando a destra della stessa edificarono anche il monastero.
E’nel 1464 che, ad opera dell’abate Guglielmo da Milano, l’intera struttura fu rinnovata sulla base della precedente chiesa romanica e ultimata solo nel 1483.
L’attuale facciata mostra caratteri stilistici ancora romanico-gotici di cui notevoli sono il rosone ed il portale. All’interno degno di nota è la cappella di San Biagio, eccellente capolavoro dell’età rinascimentale, perfetta nella sua armonica costruzione e dedicata a San Biagio, vescovo di Sebaste, di cui ne conservano le spoglie.
L’intero apparato ad affresco, raffigurante Santi e figure religiose, lo si deve ai maggiori interpreti della scuola veronese del primo rinascimento: Gian Maria Falconetto, Cavazzola (Paolo Morando), Domenico e Francesco Morone, Bartolomeo Montagna. La pala d’altare è di Francesco Bonsignori.
Interessante l’area absidale interamente arricchita da affreschi e tele che esaltano le vicende agiografiche dei titolari della chiesa (Nazaro e Celso), opere mirabili della seconda metà del’500 eseguite da PaoloFarinati, grande protagonista del manierismo locale, insieme all’amico Paolo Veronese.
Tra le opere che decorano gli altari lungo le navate minori si evidenziano quelle di: Antonio Badile, Orlando Flacco, Domenico Brusasorzi, Simone Brentana, Bernardino India.
San Tomaso Cantuariense
Iniziata nel 1449 dai Carmelitani la chiesa rievoca nella struttura lo stile romanico e neogotico evidente nella facciata adorna dal ricco rosone, dalle due bifore archiacute e dall’elegante portale.
La chiesa viene attualmente ricordata per importanti vicende storiche che videro protagonista il celebre Wolfang Amedeo Mozart che, appena tredicenne, suonò il 27 dicembre 1769 l’organo barocco, riccamente intagliato e apprezzato per la qualità del suono, che tuttora rimane a sinistra dell’area absidale.
Lungo le pareti laterali dell’unica navata spiccano gli otto altari barocchi (quattro per lato) entro i quali si valorizzano le pregevoli opere dei pittori di scuola veronese dei secoli XVI e XVIII: Girolamo Dai Libri, Paolo Farinati, Francesco Moro (detto il Torbido), Felice Brusasorzi, Antonio Balestra.
Da non sottovalutare, inoltre, il neoclassico monumento funebre di Michele Sanmicheli, famoso architetto del ‘500 veronese, scolpito da Ugo Zannoni.
San Paolo in Campo Marzio
Sorta in epoca romanica nel XII sec., la chiesa fu gravemente danneggiata con la seconda guerra mondiale e quindi ricostruita rispettando il progetto dell’architetto Alessandro Pompei, che aveva provveduto a rimodernarla nel 1763 secondo l’imperante stile neoclassico.
L’interno ad aula unica conserva a destra del transetto un mirabile capolavoro del ‘500: la cappella Marogna, con la pala (1565) del rinomato Paolo Veronese e con brani di affreschi del celebre Paolo Farinati, raffiguranti scene bibliche.
Decorano gli altari altre pale eseguite da insigni maestri del ‘500 veronese come Girolamo Dai Libri,Giovanni Caroto, Domenico Brusasorzi, Francesco Bonsignori.